lunedì 29 settembre 2014

Spogliatoio spaccato!

Paura, eh?

Calmi, state calmi. I giocatori continuano ad andare d'amore e d'accordo. Solo che, ancora una volta, l'avventuroso destino dell'Isolese ha voluto che gli atleti non si cambiassero tutti nella stessa stanza (oddio, stanza...). Lo spogliatoio che ha ospitato i biancoverdi in occasione di Avosso-Isolese era infatti costituito da due container attrezzati e messi uno di fronte all'altro. Mezza squadra di qua, mezza squadra di là, appuntamento nel cortiletto per andare tutti a fare riscaldamento. 

Era già accaduto a Novi, e in entrambi i casi non si è trattato di mobbing nei confronti della squadra ospite, ci mancherebbe. Nel primo caso il Comune aveva ridotto all'osso la disponibilità di locali per il triangolare ottimamente organizzato dalla società locale Tiger Novi; in quest'ultima occasione si è trattato di semplice gerarchia: tre partite nello stesso giorno sul campo di Sarissola; cinque spogliatoi in muratura e uno "volante"; e la meno importante delle gare era proprio Avosso-Isolese. Matematico che toccasse ai biancoverdi.

Cose che si possono sopportare, soprattutto quando a tifare c'è mezzo paese e il risultato è soddisfacente come l'1-1 finale (di Alessio Repetto il primo gol ufficiale: complimenti). E poi sabato prossimo è tutta un'altra cosa: il campo di casa, l'erba vera, i colori biancoverdi dello spogliatoio. Uno solo per tutta la squadra: che lusso! 


venerdì 26 settembre 2014

Dove eravamo rimasti


Un post scritto al volo, meno di 24 ore prima che Isola del Cantone ritorni al calcio.

Quella che vedete è la classifica della Terza Divisione 1927-28. Direttorio regionale ligure, girone C. Erano una cosa diversa, all'epoca, i campionati. Nemmeno la serie A somigliava lontanamente a quella di oggi: era un imperscrutabile accrocchio di gironi, di campionatini zonali, risolto solo in pieno luglio (se non in agosto o settembre!) da una scontatissima finale tra la vincente del Nord e quella del Sud. Figuriamoci le serie minori. La Terza Divisione era sì il terzo livello del calcio d'allora, ma anche l'ultimo; e più che all'attuale Lega Pro si potrebbe paragonare a un mischione infernale tra le attuali Prima, Seconda e Terza categoria, organizzato su base regionale.

L'Isolese (che disputava le partite casalinghe a Ronco) ha giocato in quella serie, e proprio in quella stagione, il suo unico campionato. Com'è finita lo vedete sopra: ultima in un gironcino da sette, disputato in pieno inverno e martoriato da nevicate e contrattempi vari. Due o tre avversarie hanno attraversato i decenni, altre sono state spazzate via dalla storia e dalle guerre. Non dev'essere stato facile per i ragazzi isolesi di allora - davvero giovani, e sicuramente animati dal più ingenuo e focoso spirito - portare a termine un campionato armati solo del proprio entusiasmo. Forse lo scoramento per gli scarsi risultati (ma anche l'aumento delle tasse che la Figc decretò proprio a partire dal 1928 per sbarazzarsi di troppe squadre instabili e improvvisate) fece sì che il progetto venisse abbandonato.

Oggi è diverso: le squadre, anche in Terza Categoria, si costruiscono con più criterio; le società devono avere una base economica minimamente credibile; gli allenamenti hanno un filo logico: requisiti che cerca di rispettare anche l'Isolese 2014. Che però non ha scelto a casaccio i propri colori. Il bianco e il verde sono un omaggio ai coraggiosi ragazzi di 86 anni fa, che furono costretti a lasciare a metà un discorso. Domani alle 13.15, a Busalla, lo riprendiamo.

giovedì 25 settembre 2014

L'avversario - Avosso, la società che visse due volte



La società che visse due volte. Questa, in estrema sintesi, la storia del Club Sportivo Avosso 1983, che sabato sarà la prima avversaria ufficiale dell'Isolese. Malgrado la data di nascita, infatti, l'attuale Avosso è stato rifondato nel 2010, e da allora disputa ininterrottamente il campionato di Terza categoria, nonostante si inserisca quasi sempre nei paraggi della lotta per salire in Seconda.

Una vicenda, quella dei gialloblu, non priva di momenti di gloria. Nati 31 anni fa come seconda squadra di Casella, affiancano a quella calcistica una sezione dedicata all'atletica leggera. Nel 1995, sotto la guida dell'attuale allenatore Cristiano Cinacchio, l'Avosso sale in Seconda, categoria che mantiene per 4 anni fino all'ulteriore salto in Prima. Ormai affermata realtà calcistica valligiana, nel 2004 addirittura i gialloblu centrano il passaggio in Promozione. Ma il mondo del calcio dilettantistico non ha veramente pietà per le belle favole: dopo soltanto un anno, la società si accorge di non poter reggere l'impegno economico e chiude baracca.

Il secondo tempo della storia dell'Avosso inizia nel 2010, quando Cinacchio decide di tornare in panchina (nel frattempo si era affermato come preparatore atletico dall'altra parte dello Scrivia, nella Casellese) e ridare vita alla squadra. Una promozione sfiorata al primo anno, poi tre stagioni in chiaroscuro. Desiderosa di riscatto, la squadra valligiana si presenta al via forte di un acquisto importante come Vassallo (attaccante, l'anno scorso 7 gol in Prima nel Lagaccio), arrivato insieme ai centrocampisti Di Terlizzi (Bolzanetese) e Tempesta (proveniente dal calcio a 5), e ai difensori Longo e Matteo Parodi. 

Quattro gli ex dell'Avosso nell'Isolese: si tratta di Tiddia, Lorenzo Parodi, Rizzo e Bonzi. Tutti ragazzi del paese che, come i loro fratelli maggiori, padri e nonni, sono stati costretti ad "emigrare" per poter giocare a calcio. L'Isolese è stata fondata anche perché questo non accada più.

(La foto proviene dalla pagina Facebook dell'Avosso, su cui vi invitiamo a mettere "mi piace". Hanno anche un buon sito.)

martedì 23 settembre 2014

Tante prime volte



Curiosamente, il mio legame con l'Isolese nasce da un "buco" giornalistico. Il buco lo prendi quando un altro giornale ha una notizia che tu non hai. In questo caso paradossale, la notizia ce l'aveva un giornalista che scrive sul mio stesso quotidiano e che si occupa di sport: a Isola del Cantone (il mio paese, laddove non dovrebbe - in teoria - sfuggirmi il volo di una mosca) vogliono fare una squadra e iscriversi in Terza Categoria. "Ma cosa dici, saranno cent'anni che a Isola non c'è una squadra di calcio!". 

Il mio commento era sbagliato, così come il calcolo (perché il calcio, nel mio paese, mancava da 86 anni). C'era davvero il progetto di rifondare l'Isolese. Col Monte Moro - preso in gestione diretta - come campo di casa, ché se c'è da andare a giocare a Ronco non siamo più la squadra di Isola. Col bianco e verde degli anni Venti e il tocco di poesia della seconda maglia nera, come quella del Casale che, sempre in quell'epoca, fece arrivare a Isola una muta da gioco nerostellata, su intercessione di Pietro Gabba, giocatore dell'Isolese e fratello di Eduardo, che nel Casale ci giocava da professionista (un peperino, tra l'altro: la sua pluriennale carriera nella nobile squadra piemontese finì per un cazzotto rifilato ad un avversario). La storia e il futuro: c'era tutto.

La slavina, avevo scoperto, era partita da un gruppo di ragazzi isolesi - che oggi sono il nucleo locale della squadra - e Mirco, imprenditore locale che quest'idea penso la accarezzasse da tempo. Raccontare ciò che è accaduto da allora sarebbe lunghissimo, ma penso si possa riassumere in una serie di "prime volte".

- La prima assemblea nell'ex cinema, quando si pensava ancora di partire nella stagione 2015-16;
- La prima riunione con l'allenatore Bini e le prime manifestazioni di stalking nei suoi confronti da parte del sottoscritto (d'altronde dovevo fare un comunicato stampa e mi serviva qualche dato!)
- La prima seduta di preparazione: gradoni, con gli zaini pieni di sabbia sulle spalle. Altro che Zeman;
- La prima amichevole: Pozzolese-Isolese 1-0, con la consapevolezza di avere una squadra che può dire la sua;
- Il primo gol: Manicardi, al 6' di Garbagna-Isolese 3-1, altra amichevole (a proposito di Garbagna: passeggiando sul campo prima della partita Alberto Mignone mi aveva detto: "Qui hanno dei problemi con le talpe", e io: "Gli avversari che vengono a spiare gli allenamenti?". "No, no, proprio le talpe", e mi ha indicato delle montagnette di terra sparse un po' ovunque),;
- Il primo trofeo: il triangolare Garassino, allo stadio di Novi, con un centinaio di isolesi al seguito e, contestualmente...
- La prima volta che l'Isolese ha indossato una divisa ufficiale: il secondo kit, quello nero con striscia verde e bianca.


Le prime volte che seguiranno? Neanche da dirlo: la prima partita ufficiale, sabato 27 settembre a Busalla contro L'Avosso. Ma soprattutto il 4 ottobre contro il Vecchio Castagna, in casa, proprio al Monte Moro rinnovato grazie alle iniziative del presidente Cirri e il volontariato dei dirigenti. Quel giorno il calcio isolese tornerà davvero a casa.

lunedì 22 settembre 2014

Sull'ascensore




Isola del Cantone, provincia (o città metropolitana?) di Genova. Estrema gobbetta settentrionale di quel boomerang stilizzato che è la regione Liguria. Un paese che per 86 anni ha placidamente continuato ad esistere nonostante non avesse una squadra di calcio. Un gruppo di sognatori, un bel giorno, quella squadra la rifonda e la iscrive alla Terza Categoria, il livello base del calcio ufficiale. Quello che - in teoria, purissima teoria - attraverso il suo sistema di promozioni e retrocessioni può portare ogni squadra fino all'attico della serie A. Il sogno americano tradotto in sport, e pazienza se tutto questo capita ogni cento anni al
Chievo di turno.

Ad una settimana dall'inizio del primo campionato della nuova Isolese, apro questo blog per raccontarvi da osservatore interno le avventure di una società di calcio appena nata. Partite, curiosità, vicende umane, goliardie, sfuriate, delusioni, freddo, muscoli tirati, palloni svirgolati, gioie, noie. Con ironia e rispetto allo stesso tempo. Perché il calcio è un gioco e come tale va trattato, ma non per questo è privo dei suoi limiti sacri. Come la porta dello spogliatoio: lì davanti, per forza, si fermerà il racconto di "Bianco & Verde". Buona lettura.