martedì 30 dicembre 2014

Brindisi!

Siccome è un dato di fatto che all'inizio del 2014 non esisteva nessuna squadra di calcio a Isola, il bilancio di questo primo anno biancoverde non potrebbe essere che positivo. Il bello, però, è che l'Isolese arriva al 31 dicembre in ottima salute e con già una bella quantità di ottime cose da raccontare. E' seconda in classifica, non ha mai perso una gara ufficiale (per chi ama la continuità narrativa riportiamo il risultato dell'ultima partita dell'anno solare: Isolese-San Martino 3-0), ha il miglior coefficiente partite/reti subite, ed è pure in testa nella classifica della Coppa Disciplina, quella che premia le società con meno ammonizioni, espulsioni e provvedimenti del giudice sportivo. E' la squadra più social di tutto il panorama dilettantistico genovese, a occhio e croce, con una pagina Facebook aggiornata continuamente, un blog aggiornato un po' meno continuamente e un servizio di diretta audio che partirà ufficialmente a gennaio.

Al netto di qualche lamentela sparsa riguardo l'utilizzo minoritario di giocatori locali (nel mondo esiste un solo Athletic Bilbao), è ottima la risposta della comunità isolese, un po' per questi motivi (squadra divertente e competitiva, lavoro di immagine) e un po' perché l'Isolese nasce proprio per identificarsi con il paese. Una caratteristica che, fatalmente, si dilava in quelle realtà cittadine dove le società calcistiche sono espressioni di quartieri in crisi d'identità (quanti residenti di Molassana, per fare un esempio a caso, vanno al Ca' dei Rissi a sostenere i rossazzurri in quanto rappresentanti del rione?) quando non di semplici gruppi di amici o di sponsor. 

In tutto ciò - va detto - è un peccato non riuscire ad usufruire regolarmente del Monte Moro. Per un'estate, e fino a poche ore prima di Isolese-Vecchio Castagna, i dirigenti e varie altre persone hanno lavorato per mettere a punto la struttura per le partite casalinghe, finora utilizzata solo due volte. Più gravi del previsto i problemi di drenaggio: l'obiettivo, ora come ora, è di terminare l'esilio busallese prima degli ultimi due mesi di campionato, per tentare la corsa finale al titolo in casa nostra. Poi si vedrà.

In coda a queste considerazioni al retrogusto di cotechino e lenticchie, non possiamo non citare il gruppetto di giocatori che, per motivi vari, non fa più parte dell'Isolese. Rizzo, Francesco Firpo (il portiere) e Manicardi, d'accordo con la società, sono rientrati in possesso dei rispettivi cartellini. Diverse le motivazioni, dalla semplice mancanza di tempo per impegni vari al desiderio di cercare una squadra in cui giocare di più. Rizzo è di Isola e già lo conoscevamo come persona perbene, ma dopo questi pochi mesi in biancoverde possiamo dire la stessa cosa anche di Firpo e Manicardi (autore, quest'ultimo, del primo gol in assoluto della nuova Isolese, in un'amichevole a Garbagna). In bocca al lupo per tutto. 

Con gli auguri di un 2015 ancor più pieno di soddisfazioni, ecco un piccolo cadeau: un'immagine che dimostra che l'allenatore Angelo Bini, a dispetto dell'ormai famoso coro dedicatogli settimanalmente dagli spalti, i Crodini li beve eccome.




venerdì 19 dicembre 2014

Spaccagioco

Il vero valore della vittoria per 2-1 dell'Isolese sull'Olimpia 1937 si è svelato giovedì pomeriggio, meno di 24 ore dopo la partita, quando il giudice sportivo ha disposto la ripetizione della famosa partita che i bogliaschini avevano perso contro il San Martino ma che era stata caratterizzata da un grave errore tecnico arbitrale. Visto che, se anche si rigiocasse la stessa partita 50 volte, il San Martino la rivincerebbe solo alla 51esima, di fatto l'Olimpia affrontata mercoledì a Busalla aveva in tasca tre punti più di quelli ufficialmente scritti in classifica.

Con il 2-1 firmato da Daga e Repetto (gol inframmezzati dal temporaneo pareggio di Polledro) l'Isolese è riuscita a difendere l'integrità del suo secondo posto in classifica. Non è stata una bella partita: l'Olimpia ha cercato di imporre il proprio gioco ma evidentemente non era serata per proporre un rustico tiqui taca come quello che s'è visto. L'Isolese, quel gioco, è stata brava a romperlo, pur non proponendo poi soluzioni offensive particolarmente efficaci e trovando i gol rispettivamente su errore avversario e su calcio piazzato. Il fatto che il gol dell'Olimpia sia stato anche il loro unico tiro in porta (anche in questo caso su piazzato, e con tanto di decisivo errore isolese), fa riandare la memoria alla partita casalinga contro il Vecchio Castagna, quando ancora una volta l'Isolese era riuscita a non far tirare praticamente mai una squadra sulla carta più titolata. Insomma, non è un caso che i biancoverdi continuino a vantare la miglior difesa del torneo.



Mercoledì, per la prima volta, chi era a casa ha potuto seguire l'Isolese non solo tramite diretta testuale ma anche attraverso una radiocronaca fruibile sul web, effettuata dal sottoscritto (mi perdonino le buonanime di Ciotti e Ameri). Come ormai sanno tutti, insieme a Gabriele Repetto (che fin da subito mi ha dato un grande aiuto) avevamo deciso di pubblicizzare la cosa solo pochi minuti prima, per una specie di effetto sorpresa (no, è una palla. La verità era che me la facevo sotto). Riscontrato un certo gradimento per questa iniziativa che non penso abbia corrispettivi nel calcio di Terza categoria, possiamo già annunciare che la prossima radiocronaca sarà quella di sabato 10 gennaio alle 14.30, da Cornigliano, per la sfida col Don Bosco. L'idea è quella di coprire il più possibile le trasferte e le partite casalinghe giocate a Busalla (non facciamoci illusioni, finché il meteo non consentirà l'asciugatura della porzione di Monte Moro "incriminata"). Ovviamente saranno raccontati tutti i 90 minuti, con l'aiuto di alcune seconde voci. Potrete ascoltare tutto direttamente su questo sito (il player è nella colonna a destra), oppure sul canale Mixlr dell'Isolese 

lunedì 15 dicembre 2014

Come Buffon



Chi scrive rappresenta quanto di più lontano dalla juventinità si possa immaginare. Però è stato un episodio riguardante i bianconeri la prima cosa che mi è venuta in mente ieri, mentre grazie agli aggiornamenti in diretta di Gian Ghio seguivo le incredibili vicende di Ravecca-Isolese. "Abbiamo due palle così", ho proclamato non appena ho realizzato che avevamo appena vinto una partita che all'89esimo minuto era persa. Proprio come Buffon, dopo una vittoria della Juve a Cagliari con identico punteggio (ma diverso andamento): il portiere della Nazionale si era scatenato e con ampi gesti aveva reso edotto il pubblico riguardo la dotazione scrotale di sé e dei propri compagni.

E' l'unica immagine che riesco ad associare ad una partita che non ho potuto vedere dal vivo (ma su questo punto mi riservo di mentire tra qualche anno, visto che di un simile match si parlerà a lungo). Qualche mese fa, dopo quello 0-0 contro il Pegli che rimane finora la peggiore prestazione dei biancoverdi, avevo puntato il dito contro le carenze psicologiche di una squadra immatura e comodamente seduta sugli allori: un'analisi condivisa anche dal capitano Bertero. Dopo un'impresa come quella di ieri, possiamo gioiosamente seppellire in archivio il dossier con su scritto "vitello".

E in un tabellino pieno di significato come quello di Ravecca-Isolese, le buone notizia non arrivano solo dai minuti in cui sono stati segnati i gol, ma anche dagli autori: due nuovi acquisti, Daga e Brasesco, subito a segno, e poi Lungaro, che già aveva segnato su rigore ma che è stato costretto ad una faticosa rincorsa prima di raggiungere un buon stato di forma e regalarsi una soddisfazione grande come il gol "killer" di ieri a Genova.

giovedì 4 dicembre 2014

Sub judice


La sconfitta dell'Olimpia contro il San Martino nella scorsa giornata di campionato, allo stato attuale, non è mai esistita. E' quanto ha deciso il giudice sportivo, visto che la squadra di Bogliasco, immediatamente dopo il fischio di chiusura della partita, ha ufficialmente preannunciato ricorso. Il risultato, al momento, è quindi sub judice.

La storia è stata riportata da vari siti e organi d'informazione: l'arbitro Cambiaso di Genova, alcuni minuti prima del 90esimo, avrebbe dichiarato chiusa la gara per via delle quattro espulsioni comminate a giocatori dell'Olimpia. Si tratterebbe, ovviamente, di un errore grosso come una casa, in quanto è 5 il numero di cartellini rossi (esclusi ovviamente quelli a panchinari, tecnici e dirigenti) che determina l'automatica sconfitta di una squadra. Usiamo il condizionale perché la vicenda (per quanto affidabile sia la parola dei dirigenti Olimpia) non può essere verificata se non dagli organi competenti. Oltretutto, come prescrive il regolamento, il referto arbitrale sarà considerato ancora una volta alla stregua di una lapide marmorea, intaccabile solo da elementi schiaccianti. Se, comunque, la gara venisse rigiocata, in caso di successo l'Olimpia potrebbe seriamente dare fastidio all'Isolese, raggiungendola virtualmente a 19 punti.

Comunque si concluda la vicenda (conferma dell'1-0 finale o annullamento per errore tecnico e ripetizione), il protagonista è una recente conoscenza dell'Isolese: ha diretto i biancoverdi nella trasferta del Lagaccio contro il Granarolo. Nella memoria ci rimane una conduzione di gara poco autorevole, con  botte assortite e tacitamente benedette, cartellini centellinati e uno scoppio d'isteria gestuale verso la fine di una partita quasi sfuggita di mano.  

Sette è bello

L'importanza di una vittoria non è proporzionale al numero di gol segnati. Frase lapidaria, questa, che rischia di gelare l'entusiasmo che un po' tutta la Isola sportiva ha esternato dopo il 7-2 dell'Isolese sul Sampierdarena. Squadra che, lo ricordiamo, è una "sperimentale" della Sampierdarenese, composta quasi esclusivamente da ragazzi del '94 o giù di lì, non a caso guidata da un allenatore, Claudio Bernardini, che ha un talento innato per il lato "pedagogico" del calcio. Un'avversaria, insomma, il cui obiettivo è abituare i ragazzi al calcio degli adulti, più che far punti e lottare in classifica.

E allora sminuiamo il successo di domenica? Niente affatto. Perchè di tutti i possibili modi di vincere, l'Isolese ha scelto il migliore. La squadra di Bini ha giocato semplicemente bene. Pallone che viaggiava volentieri in verticale e preferibilmente a terra, lanci illuminanti che regalavano spazi immensi ai nostri attaccanti, contrasti puliti e perfettamente a tempo. I sette gol non sono frutto, come può far credere il tabellino, di un vile accanimento su un avversario alle corde, ma la pacifica conseguenza di un gioco tranquillo e naturale, senza forzature. E ciò è avvenuto anche perché l'Isolese ha affrontato al meglio l'unico momento potenzialmente critico che queste partite riservano: il primo quarto d'ora. Prendere l'impegno sottogamba e farsi travolgere dalla verve degli avversari (giovani e inesperti fin che si vuole, ma certamente pieni di freschezza atletica, grinta e sana incoscienza) è un attimo; la banda di Bini ha invece definito fin da subito le gerarchie, e prima ancora del gol d'apertura ha colpito un palo con Molinari.

La classifica continua così a far l'occhiolino all'Isolese. Secondo posto dietro al solito Vecchio Castagna che ha battuto il Pegli ancora una volta in rimonta (3-2) e un bello "0" nella casella delle sconfitte, mentre la difesa continua ad essere la migliore del campionato. Alle nostre spalle, un'interessante bagarre in cui si inserisce anche il Don Bosco, vittorioso nel recupero contro il Granarolo. Granarolo che domenica se la vede proprio col Vecchio Castagna, mentre noi riposiamo. O meglio: prepariamo il recupero di mercoledì sera contro l'Olimpia. Teoricamente, in un Monte Moro in un'inedita veste notturna e invernale.

sabato 29 novembre 2014

L'avversario - Il misterioso 5 a 0

Pur  avendo a che fare con Sampierdarena non più di un qualunque altro residente della provincia di Genova, l'avversaria che ospiteremo domenica suscita nel curatore di questo blog un paio di momenti che nelle esclusive cerchie dell'alta aristocrazia romana si definiscono "Estic***i?", come dire: "Ma chissenefrega, ma chi te l'ha chiesto".

Pazienza: tanto, sul Sampierdarena 1911 in sé, poco c'è da dire se non che si tratta di un interessante esperimento voluto dalla storica Sampierdarenese 1946, la società rinata un minuto dopo quella famosa fusione che diede vita a una squadra cara a parte dei genovesi (meno della metà, comunque). Il Sampierdarena 1911 è una costola, un laboratorio dove crescono giocatori giovani (l'età media sta poco sotto i vent'anni) che, in attesa di giocare nella squadra principale, si misurano con un campionato vero e non giovanile.

A guidarli, e qui è il primo momento "Estic***i", una vecchia conoscenza isolese. O meglio, di una frazione di Isola. La seconda patria di Claudio Bernardini è Montessoro, il paese delle sue ferie estive, sul cui campetto parrocchiale fino al 1994 si è giocato un discreto torneo diurno a 7. Le squadre che vi partecipavano rappresentavano i paesi da cui proveniva la maggior parte dei giocatori, piuttosto che i bar o le autofficine che li sponsorizzavano: Marmassana, Montecanne (ne faceva parte Mauro Pisacane, papà di Riccardo e massaggiatore dell'Isolese), Camere, Rocchetta, Borassi,  San Martino, Isola, e naturalmente Montessoro. Per noi bambini era meglio dei Mondiali: tifavamo come se ne andasse dell'onore della patria. Il bello è che il Montessoro, che io ricordi, non ha mai vinto, anche se è sempre arrivato nelle prime 4: proprio come l'Italia di quegli anni. Il Montessoro aveva una maglia mai più vista da nessun'altra parte: metà bianca e metà gialla, ma divisa orizzontalmente anziché verticalmente. Malgrado questo, tutti dicevano "i gialloblu", forse perché "i biancogialli" o i "giallobianchi" suonava male, oppure perché in passato era stata adottata una divisa diversa. Mah: io cercavo di giustificare la definizione col colore dei numeri, che in effetti era blu. Beh, in questi biancogialloblu facevano faville un certo Fabrizio Barducco, che oggi ritroviamo efficace "nonno" di questa neonata Isolese, e proprio Claudio Bernardini. Rivederli assieme, domenica, mi farà tornare indietro di vent'anni.

E l'altro "Estic***i"? Quello è molto più nebbioso. "Isola-Sampierdarena cinque a sero", proprio con la "z" dolce. Così pronunciava questa frase la zia Rosetta, una persona che ha rappresentato quanto di più vicino al concetto di "nonna" potesse esistere per il sottoscritto. Se n'è andata nel 2005, oggi avrebbe 104 anni. Una trottola sempre in giro per i negozi di alimentari isolesi ("Quando morirò tutti i bottegai mi fanno il monumento: una statua di me con i sacchetti in mano").  Il suo era un racconto sulla cui veridicità c'era poco o nulla da dubitare, ma assai poco circostanziato. In sostanza, narrava Rosetta, una volta (quando? in che anno? dove? Ero troppo piccolo per conoscere la regola delle "5W") l'Isolese (o una squadra di calcio di Isola) aveva giocato una partita contro "il Sampierdarena" e aveva vinto 5-0, così qualcuno, in segno di sfottò, prese un gessetto e scrisse il rotondo risultato della partita su tutti i vagoni di un treno diretto appunto alla delegazione genovese. "Isola-Sampierdarena 5-0". Quando accadde, se si trattasse di un'amichevole della vecchia Isolese del 1928, se l'avversaria era magari la Sampierdarenese o una sua squadra riserve o proprio una compagine denominata "Sampierdarena", sono tutti particolari che ignoro. Già che ci siamo, qualcuno ne sa qualcosina in più?

venerdì 28 novembre 2014

Recupero!



Un post millegusti per recuperare il tempo perduto e sintetizzare quel che è accaduto in questi ultimi 10 giorni.

- Ancora una volta il calcio si è giustamente fermato per far posto a faccende più serie, come il ripristino di paesi inondati dal fango. Stavolta è toccato a Busalla: avremmo dovuto giocare proprio lì, domenica 16 novembre. Ma ormai, in questo feroce autunno, guardiamo più i siti di meteo che gazzetta.it.

- Il recupero di quell'ennesimo maledetto weekend è stato fissato, in accordo con l'Olimpia 1937: si gioca mercoledì 10 dicembre alle 21.30. In teoria, al Monte Moro.

- A proposito, cosa succede al campo? Niente di particolare, per fortuna, se non che il carico di pioggia caduto durante queste settimane è stato tale da non consentire l'asciugatura del terreno, che in vari punti somiglia a una risaia vercellese. Problemi di drenaggio? Evidentemente sì, in un campo praticamente neonato: la società si sta muovendo affinché le prossime stagioni piovose non creino simili problemi.

- Isolani-Isolese, oltre che un bel gioco di parole da Settimana Enigmistica, è stata anche una bella partita. Ne siamo usciti indenni (2-2), anche se il Vecchio Castagna, che fino al giorno prima era appaiato in testa con noi, ha approfittato della relativa facilità dell'impegno con la Pro Pontedecimo per allungare di due punti. Oddio, facilità: i gialloblu sono andati a riposo sotto di due reti, per poi rimontare nella ripresa.

- A proposito di Pro-Castagna, i padroni di casa si sarebbero lamentati dell'arbitraggio, imputando ad alcuni "aiutini" del fischietto l'impresa degli avversari. Proteste che noi ci limitiamo a registrare, non potendo ovviamente verificare di persona l'accaduto. In Isolani-Isolese, invece, è successo il contrario: la partita è stata al centro di un singolare caso di moviola fotografica. Genova Sport ha infatti onorato il big match di Terza della presenza di una fotografa (la brava Valentina Martini: sue le immagini che abbiamo pubblicato sulla pagina Facebook). Proprio un suo scatto ha dimostrato che il gol del 3-1 per l'Isolani annullato per fuorigioco era regolare, perché sul palo c'era un giocatore biancoverde che non riesco a riconoscere. Nulla da eccepire, se non che di errori così, in un torneo dove il guardalinee è una mera figura ornamentale, ne capitano 5 o 6 a partita. (AGGIORNAMENTO POSTUMO: Vero il fatto che Valentina Martini è brava e ha prodotto un bellissimo servizio sulla partita, ma abbiamo saputo successivamente che l'immagine in questione proviene da una telecamera fissa abitualmente piazzata a bordo campo da un dirigente dell'Isolani).

- Grossi guai arbitrali, invece, per il fanalino di coda Montoggio. Tredici mesi di squalifica al capitano Trofin, Magnani e Tamberi fermi per quattro giornate. Cinquanta euro di multa. Secondo il referto arbitrale, ci sarebbero stati spintoni, insulti, e calci ("Senza comunque provocargli danno", è l'annotazione del giudice sportivo) al direttore di gara. Vola una bottiglietta d'acqua "semipena", si scatena un parapiglia, e non appena riesce a mettersi al sicuro nello spogliatoio, l'arbitro Manuel Mascìa scrive per filo e segno il referto che condanna i biancoblu. Perché a questi livelli la giustizia sportiva è piuttosto spiccia, per motivi organizzativi che si possono anche comprendere, e il referto arbitrale è la Bibbia contro cui nulla può un normale ricorso. Scrivere una memoria difensiva improntata al "Non è vero, non è così, ho dei testimoni" è spreco di tempo e toner: solo un filmato, o un'analoga prova schiacciante, può intaccare la fedefacenza (è proprio scritto così nella giurisprudenza) del referto. Giusto per rinforzare il vecchio proverbio: un giocatore zitto è un giocatore salvo.




lunedì 10 novembre 2014

E salutàtela!

Sì, ok. Un recupero già disputato (e vinto), mentre le dirette concorrenti ancora devono giocarlo.
Sì, d'accordo. L'Isolani, mentre noi battevamo l'Atletico Genova in trasferta, ha appena osservato il turno di riposo.
Sì, vabbe'. Siamo pari con il Vecchio Castagna (che, per inciso, abbiamo già incontrato e battuto).

Però la classifica, al momento, è così come la vedete nel colonnino a destra. Isolese in testa insieme ai gialloblu di Quarto. Nove punti in otto giorni, partendo dal 3-2 sul Montoggio, passando per il 3-0 a Pontedecimo contro la Pro (Molinari dopo papera della difesa avversaria, Lungaro su rigore all'esordio e Barducco con un gol bellissimo: peccato non ci fosse nessuna telecamera o smartphone a riprenderlo) e atterrando sull'1-0 con cui abbiamo regolato l'Atletico Genova (con un po' di sofferenza: gli avversari hanno gettato al vento il rigore del pareggio). Quella dell'Isolese è la miglior difesa del campionato: 4 gol subiti in 7 partite, una media di poco più di uno ogni due match.

Insomma, è vero che la classifica va ancora "normalizzata" dai recuperi di Vecchio Castagna e Isolani (entrambi il 19 novembre). Ma siamo lì sopra, quindi... Salutate la capolista! 

mercoledì 5 novembre 2014

Dal Lagaccio al Grondona



Post al volo per introdurre l'universo biancoverde al recupero di stasera contro la Pro Pontedecimo. Non ho assistito a Isolese-Montoggio 3-2 ma mi parlano di una buona prestazione e di una bella prova di carattere, dopo il serissimo tentativo di rimonta degli avversari. Bene così, quindi: stasera contro la Pro si cerca di agganciare il Vecchio Castagna al secondo posto (la classifica la aggiorno al più presto, abbiate pazienza!) sfruttando la tensione di sabato scorso, ancora viva.

Dopo il Lagaccio (dove oltretutto l'avversario si chiamava Granarolo), il Grondona: all'appassionato di giochi di parole non possono sfuggire questi casuali riferimenti a biscotti, latte eccetera celati nei nomi dei campi che ci ospitano. Segno che - volendo fare una battuta veramente da brividi - l'Isolese forse vuol mangiarsi gli avversari a colazione.

sabato 1 novembre 2014

Quando Dio fischia



Mai come per questo post è valido il disclaimer che vedete alla vostra destra: le opinioni qui espresse sono le mie personali e non coinvolgono l'Isolese, della quale questo blog non è un organo ufficiale. Ritengo comunque opportuno trattare qui la vicenda che segue.

Dunque come promesso ieri sul mio profilo Facebook, ecco qualche delucidazione in più a proposito di Klas Ingesson e la persona che, con un post pubblico e firmato, ha salutato in modo non rispettosissimo la sua dipartita. Sono spiegazioni che devo soprattutto a chi (legittimamente) ha pensato che il sottoscritto stesse operando una superficiale stigmatizzazione di tutta la tifoseria sampdoriana col pretesto dell'atto stupido di un suo singolo rappresentante.

Sgomberiamo subito il campo da equivoci: il tifo non c'entra. A me fanno schifo anche i genoani che hanno festeggiato la morte di vari presidenti blucerchiati, mi fanno ribrezzo gli juventini che inneggiano a Superga, i torinisti all'Heysel, i romanisti a Paparelli... e mi fermo qui per ragioni gastriche.

Ciò che ha mosso la mia indignazione è il ruolo svolto dall'autore dell'infelice post. Si tratta infatti di un arbitro di calcio. Un arbitro di Terza categoria designato per la direzione della partita odierna dell'Isolese. Lo ha scritto tranquillamente, in un post pubblico e firmato col suo nome: Pierluigi Peccetti, appartenente alla sezione Aia di Genova. Lo rivelo solo adesso che la partita è finita (ha arbitrato bene? Male? Non lo so: non ero alla partita, e comunque non mi interessa). Finora ho ritenuto di tacerlo per non esacerbare il clima della gara, tutto qui.

Ora però devo dirlo: non posso accettare che un arbitro, che ogni weekend è chiamato ad essere depositario della regolarità di una partita di calcio secondo principi di lealtà, esprima pubblicamente un commento così bestiale sulla morte di una persona: persona per di più appartenente al suo stesso mondo, quello del calcio. Con motivazioni peraltro mosse da nient'altro che una superficialissima logica "tifosa": il motivo per cui Klas Ingesson non merità la pietà, secondo questo signore, è di avere fatto il proprio mestiere di calciatore professionista e di avere segnato un gol che 15 anni fa ha determinato la retrocessione della squadra per cui costui fa il tifo. Personalmente ho cercato una minima traccia di humor nero in quel post: non ne ho trovato, in quel mare di livore.

Penso che il calcio non abbia bisogno di persone così, che infangano la divisa da arbitro e ne mortificano quell'autorità già di per sé messa a dura prova ad ogni partita (il pubblico medio di un qualsiasi match non è esattamente composto da lord inglesi, e ciò va ammesso senza remore). Come potrebbe instaurarsi quel delicato meccanismo di mutuo rispetto tra arbitro e giocatori in campo, se i giocatori sapessero che quell'arbitro, per un capriccio da tifoso curvaiolo, è capace di gettarselo sotto le scarpe, il rispetto?

Sono dirigente e appassionato di calcio, ma sopratutto sono attento ai problemi del mondo arbitrale (una vecchia amicizia mi lega ad un ex arbitro la cui carriera ho seguito da vicino). Ho presente il principio base "Arbitri in campo, arbitri nella vita"; sono tendenzialmente comprensivo nei confronti di un fischietto che sbaglia; qualche volta - sono un essere umano - mi capita di incazzarmi e urlare qualcosa, e dopo tre secondi mi prenderei a ceffoni. Per questo mi ferisce pensare che sotto quella divisa un tempo nera e oggi di colorazioni varie si possa nascondere uno spirito lontanissimo da quello sportivo. Anche se sono certo che, stavolta, siamo inciampati in una disdicevole eccezione.

giovedì 30 ottobre 2014

L'avversario - Montoggio in "repiggio"



La partita di sabato ha già un vincitore: il gioco del calcio. Perché Isolese-Montoggio è il match che avrebbe potuto benissimo non disputarsi mai, così come tutte le altre gare dei biancoblu valligiani: sarebbe stato il triste epilogo di una storia costellata di incredibili sfortune.

L'alluvione che ha devastato il paese (e il campo, particolare fondamentale) è stata solo l'ultima mazzata sul recente passato della società. Chi segue il calcio minore ricorderà il clamoroso ritiro del Montoggio-Casella dallo scorso campionato di Prima Categoria. Un ritiro in cui la dirigenza (che più o meno è la stessa di adesso) non aveva colpa: l'Agenzia delle entrate aveva infatti multato la società per 80mila euro in relazione a presunte irregolarità contabili della vecchia Casellese, la squadra che si era fusa proprio col Montoggio, facendo sì che la nuova realtà calcistica ereditasse le responsabilità di quelle presunte gestioni "allegre" (si parla delle stagioni tra il 2007 e il 2010). Ottantamila euro rappresentano qualche decina di bilanci di una squadra dilettantistica media: inevitabile il forfait.

Ci sarebbe stato da buttare tutto nello Scrivia e dedicarsi alle bocce. Invece il Montoggio è ripartito da zero, dalla Terza. L'anno del riscatto è iniziato con una sconfitta per 6-0 contro l'Atletico Genova. Poi, l'alluvione, e stavolta non di gol. Il nuovo campo devastato, società e giocatori disorientati e ovviamente concentrati sulla ricostruzione di tutto il paese. Si parla di un nuovo, tristissimo ritiro e invece, alla ripresa dei campionati, il Montoggio è ancora lì. Elegge a nuovo terreno di gioco il campo di Torriglia. Ne becca 5 (a 3) dall'Isolani ma il colpo di scena finale è dietro l'angolo. Domenica scorsa è arrivata la prima vittoria, 2-0 sul Sampierdarena. Il ritorno del Montoggio è completato, e sabato Isola sarà onorata di ospitare questo inedito derby della Vallescrivia.

P.S. - Proprio nelle ore in cui Isolese e Montoggio si affronteranno, nel paese colpito dall'inondazione si svolgerà la "Festa do repiggio" per raccogliere fondi che aiutino, appunto, la "ripresa" di Montoggio. Andateci, se potete. L'assenza dal Monte Moro è giustificata (ma se riuscite a fare la doppietta partita-festa è meglio!)

mercoledì 29 ottobre 2014

Ricomincio da tre (o da cinque)



Tre è il numero perfetto. Ma anche cinque. Perché nel calcio dei moduli che sembrano prefissi telefonici, la difesa a 3 è in realtà una difesa a 5, con gli esterni nominalmente assegnati al centrocampo ma sempre pronti a rientrare, coprire, ripartire. Insomma, 3 o 5 che fossero i difensori dell'Isolese sabato al Lagaccio, la novità di Bini ha funzionato, al netto delle amnesie tipiche di quando si imparano movimenti nuovi. Bertero (numero 20: la "3" della divisa da trasferta, strappatasi nel torneo di Novi, non è ancora arrivata), un grande Schiappacasse e Mattana (19 anni, esordio assoluto dal primo minuto, gran bella prova) al centro, con Lorenzo Parodi e Tiddia a fare i pendolini. Quest'ultimo, che a dire il vero aveva ampia licenza di accentrarsi, in occasione di una delle sue sortite offensive ha fornito l'assist per il gol di Molinari. Con la doppia arma dell'ipnotizzatore Schiappacasse, sempre capace di mandare in tilt due o tre contropiedisti avversari, e della sicurezza di Chiesa, il gol l'abbiamo preso soltanto su una bella punizione. Insomma, le spalle sono abbastanza ben coperte, mentre su ciò che accade dalla metà campo in su c'è ancora del lavoro da fare.

Pareggio giusto, quindi? Tutto sommato diremmo di sì. Il Granarolo ha saputo rendersi pericoloso più o meno quanto l'Isolese, cioè non tantissimo. Raramente le squadre sono arrivate al tiro, e così il pubblico, fondamentalmente composto dalla splendida rappresentanza di isolesi in trasferta e da distratti amici e parenti dei giocatori impegnati nella partita successiva, ha potuto dilettarsi con il wrestling. La situazione degli infortunati è stata seguita passo passo sulla pagina Facebook, qui ricapitoliamo brevemente: Piaggio fermo 20 giorni (accompagnato in ospedale, si temeva la rottura di una costola dopo l'ennesimo contrasto con Vasirani, per fortuna è tutto integro), Rivara forse ce la fa (rovinosa caduta su un fianco dopo fallo di Vasirani che gli ha tolto la gamba d'appoggio), Bertero distorsione alla caviglia, si spera in un rapido recupero (Vasirani non c'entra: ha fatto tutto da solo). Da aggiungere i vari infortuni extra match: da Lolli Firpo (perone, un paio di mesi) ad Alessio Repetto (ginocchio gonfio: difficile ce la faccia per sabato).

Ora ci si prepara per sabato contro il Montoggio, una partita dal significato che va oltre il calcio, visto che gli avversari hanno rischiato seriamente il ritiro dopo l'alluvione che ha massacrato il loro paese: sono stati più forti del fango e siamo onorati di ospitarli. Quattro giorni dopo c'è il recupero a Pontedecimo, il sabato successivo l'Atletico Genova in trasferta. Ci sarà l'occasione di vedere all'opera un po' di gente più che valida rimasta finora ai margini.

mercoledì 22 ottobre 2014

Bentornati sulla Terra


Isolese-Pegli 2007, a modo suo, è stata un ottimo affare. In novanta minuti, al prezzo di un pareggino senza reti, abbiamo potuto osservare un formidabile Bignami di tutti i possibili difetti di una squadra. Ritmo al rallentatore, conclusioni a rete deboli e poco convinte, incapacità di sfruttare ottanta minuti di superiorità numerica, sofferenze assortite nell'ultimo quarto d'ora ad opera dell'unico giocatore notevole (Di Vanni) di una squadra avversaria altrimenti modesta e felicemente mimetizzata nel grigiore da noi imposto.

Chi ha seguito l'Isolese prima d'ora sa, ovviamente, che le potenzialità della squadra sono ben altre e sono già state dimostrate. Escluso, quindi, che buona parte della rosa sia stata nottetempo trafugata da misteriosi alieni e sostituita con controfigure provenienti dal mondo del curling, per spiegare il preoccupante calo cherchez la psychologie. Il film del campionato era stato messo in pausa 15 giorni prima sul fermo immagine di fumogeni biancoverdi, applausi e abbracci. Facile a quel punto, per una squadra dall'età media bassina malgrado la presenza di autorevoli senatori, illudersi che la realtà della Terza categoria sia un'eterna replica di quel glorioso pomeriggio d'inizio ottobre. Illusioni banalmente spazzate via dal fischio d'inizio della gara successiva, e dai primi palloni svirgolati. E così sono tante le note negative da registrare, e pochissime quelle positive. Tra queste ultime, l'ottima prova di Francesco Firpo (il portiere).

Il ritorno dell'Isolese sul pianeta Terra passa ora dal Lagaccio, regno del Granarolo, campo che conosce la pace e la tranquillità solo di lunedì. Sfida dove il carattere e la corsa contano più del modulo. Chi conosce la squadra sa che la capacità di reazione è pari a quella di rilassamento: sul risultato non si può prevedere niente, sull'impegno e la grinta sappiamo di poterci fidare. Buon lavoro a Bini e compagnia.


giovedì 16 ottobre 2014

Dopo il diluvio




E' strano tornare a parlare di calcio dopo quel che è accaduto. Sono passate meno di due settimane dalla splendida festa del 4 ottobre, quando abbiamo inaugurato il campo battendo il Vecchio Castagna: sembra un anno. In mezzo ci sono state giornate vissute ai 200 all'ora: inferni di fango e acqua a pochi chilometri da casa nostra, paura, notti insonni o quasi. Giocatori e dirigenti hanno fatto la loro parte, prestando la loro opera - chi in gruppo, chi separatamente - per spalare e sgomberare i luoghi del disastro a Genova, Savignone, Montoggio, Arquata. (nella foto, una parte del gruppone di giovani isolesi - una ventina in tutto, tra cui svariati giocatori - che per tre giorni ha girato la vallata armato di pale)


Gli allenamenti sono ripresi solo l'altro ieri: sabato si gioca - ve l'abbiamo già detto sulla pagina Facebook - a Sarissola alle 13.15 perché il Monte Moro, nel suo piccolo, ha subìto qualche strascico del maltempo: detriti vari in zona pubblico, allagamenti misti in campo, col sistema di drenaggio in sensibile difficoltà. 

E se il ritorno alla normalità è un po' più facile in un paese come Isola, dove i danni sono stati estremamente contenuti, è bello sapere che il calcio probabilmente ripartirà anche in un luogo vicino a noi, decisamente martoriato. Con ogni probabilità il Montoggio, che gioca nello stesso girone dell'Isolese, proseguirà l'attività agonistica nonostante la distruzione del campo sintetico. Già l'altro giorno l'ottimo Andrea Bazzurro del Corriere Mercantile aveva registrato la volontà dei biancoblu di andare avanti in qualche modo; oggi rilancia riportando che la Ronchese avrebbe offerto loro il campo a titolo gratuito, per allenamenti e partite casalinghe. Attendiamo l'ufficialità, ma siamo fiduciosi di poter accogliere e applaudire i nostri "vicini" il 1 novembre, nella sesta giornata di andata.




sabato 11 ottobre 2014

Braccia rubate allo spalamento



Questa immagine è l'emblema del pugno sullo stomaco che - nel suo piccolissimo - il calcio dilettantistico ha subìto da quest'ennesima alluvione. Il campo di Montoggio, recentemente rimesso a nuovo con un terreno sintetico di nuova generazione, è ridotto ad un panno del Subbuteo sdrucito e spiegazzato. Danni calcolabili dai 200mila euro (il costo di un campo in sintetico, appunto) in su, nel contesto di un Comune paragonabile ad una città bombardata, quanto a ferite. Insomma, chissà se e quando la squadra locale potrà giocare lì. Per quel che può servire, ha tutta la solidarietà dell'Isolese e dell'autore di questo blog.

E anche chi, tra giovedì e venerdì, non ha dovuto badare all'incolumità del proprio terreno di gioco (oddio: a Sarissola, per restare in Vallescrivia, è venuta giù mezza pista d'atletica, a 50 metri dal campo di calcio...), ha avuto il suoi bei crucci nel tentare di mettere in salvo la propria casa e le proprie cose, o quelle di un parente, di un amico, di un collega... Insomma, una situazione drammatica, in cui qualunque attività è passata in secondo piano: pure il lavoro, per qualcuno, figuriamoci il calcio.

In questo contesto, è molto istruttivo - per una futura inchiesta sul perché il meraviglioso gioco della palla-piede finì autodistrutto - analizzare quel che i vertici locali del pallone hanno deciso in merito ai turni di campionato di questo fine settimana.

Venerdì mattina, l'Aics - federazione esclusivamente amatoriale - ha annunciato forte e chiara la sospensione di tutti i campionati. La Figc ci ha messo un po' di più. In realtà, il comunicato del Comitato Regionale (quello che gestisce Eccellenza, Promozione e Prima, più tutti i campionati giovanili appunto regionali) è uscito venerdì alle 18, e sembrava il frutto di un algoritmo informatico: rinviate soltanto le gare in programma in determinate aree particolarmente colpite (val Bisagno, praticamente). A ruota, mezz'oretta dopo, il comunicato provinciale, quello che riguarda Seconda e Terza (quindi l'Isolese). Anche qui, rinvii col contagocce e un trionfo di situazioni paradossali. Nessun riguardo per il Montoggio, innanzitutto. Ma come; se la partita è in casa, dove giocano? Chiarito l'inghippo: la gara era stata già da tempo programmata a Torriglia, dove il campo è praticabile. Ah, ecco! Chi se ne frega se metà dei giocatori, magari, ha mezzo metro di bratta in garage e non riesce a lasciare il paese perché le strade sono a pezzi. Rinvii a raffica in val Bisagno, ancora, ma non in valle Scrivia, dove l'Avosso avrebbe dovuto giocare a fianco della pista crollata. In fondo, una postilla beffarda, che rimanda all'articolo 55 del regolamento: una squadra può non presentarsi alla partita se dimostra cause di forza maggiore. Come dire: non presentatevi, ma poi dovete dimostrare che c'era l'alluvione.

Il prolungamento dell'allerta alle 12 di sabato (poi diventeranno addirittura le 24 di lunedì) aumenta il paradosso, essendoci alcune gare il programma alle 13.15, cioè 75 minuti dopo l'obbligatoria chiusura di tutti gli impianti sportivi genovesi. Sale la protesta, il Comitato viene invaso di messaggi. Il Savignone annuncia: non andiamo a giocare, che ci diano pure 3-0 a tavolino. L'unica, possibile soluzione viene escogitata soltanto verso le 12 di sabato: rinviate tutte le gare di tutti i campionati. Il tutto mentre una squadra come il Don Bosco Spezia è già in viaggio verso Santa Margherita per giocare la partita in programma nel pomeriggio.

Non giudicate male i calciatori dilettanti: pensate solo per un attimo a chi li governa.

martedì 7 ottobre 2014

Erba di casa nostra



Il post che avevo rimuginato per 75 minuti, sabato scorso, riguardava un pareggio che valeva quanto una vittoria. Uno zero a zero con pochi spunti e tanti calci, che un paese intero avrebbe comunque festeggiato come un trionfo, perché era riuscito a veder giocare la sua squadra (che 100 giorni prima era un'ipotesi nemmeno tanto chiara) sul suo campo (che altrettanti giorni prima non avrebbe potuto ospitare nessuna partita ufficiale). Nel post che pian pianino stavo mettendo assieme nella testa, avrei parlato delle tre-quattrocento persone salite al Monte Moro senza sapere a cosa avrebbero assistito, del bandierone biancoverde, dei fumogeni, dei cori. 

Poi, mentre stavo scrivendo un aggiornamento Facebook tipo "75' ancora 0-0, forza ragazzi, resistiamo!", Chiesa ha rinviato, un difensore si è lasciato rimbalzare il pallone davanti, Piaggio lo ha aggirato come un birillo e l'ha messa dentro. Uno a zero, e così fino alla fine.

Così il post riguarda una vittoria immensa per un paese che si ritrova a non parlare d'altro per giorni. Parla di un'impresa che ancora si fa fatica a focalizzare (da giugno a ottobre, dal nulla assoluto a una squadra allestita e un campo rimesso in sesto e omologato). Descrive un gruppo stupendo di ragazzi le cui carte d'identità, raccolte prima della partita per la distinta, abbracciano tre o quattro decenni. 

L'Isolese ha vinto - e qui facciamo un po' i tecnici - malgrado si giocasse in campo neutro, in un certo senso. Già, perché l'ambiente era favorevole al massimo, ma il Monte Moro non era mai stato provato nemmeno in allenamento. L'Isolese, anche se sembra incredibile, ha assaggiato il nuovo terreno, con le sue misure non certo da grande prateria, contemporaneamente al Vecchio Castagna. Che però non è riuscito a raccapezzarsi, quando invece il comandamento base, in un terreno stretto e corto, dovrebbe essere il seguente: "Tira, che tanto ovunque tu sia sei vicino alla porta". Il Vecchio Castagna ha tirato seriamente solo una volta, ed è stato quando la palla ha picchiato sulla parte bassa della traversa e poi a terra (gol o non gol? La Terza Categoria è troppo povera per permettersi i guardalinee, figuriamoci i sensori di porta che abbiamo visto al Mondiale). Dopodiché, i gialloblu hanno impiegato circa 90 minuti a capire che i lanci lunghi, qui da noi, sono lanci lunghissimi. 

Noi, malgrado qualche sofferenza, almeno due o tre volte abbiamo provato a concludere qualche azione, anche se il gol è stato innescato dall'errore madornale di un difensore (Bellomo, immediatamente sostituito). Insomma, le partite belle sono un'altra cosa, ma oltre al risultato abbiamo messo in archivio un paio di informazioni preziosissime: la prima è che il Monte Moro, per com'è fatto, può diventare davvero un'arma in più. La seconda è che Bertero difensore centrale funziona, per cui Bini può arretrarlo tranquillamente in caso di defezione di Alberto Mignone (com'è appunto accaduto: speriamo che l'assenza sia più breve dei 20 giorni preventivati) o di Schiappacasse, senza dimenticare che Mattana, 19 anni, in precampionato si è già dimostrato all'altezza del ruolo. La rosa è buona, le combinazioni non mancano e, soprattutto, nel dopopartita la testa del mister fumava allegramente per tutte le ideuzze tattiche che gli stavano girando dentro. Restate in ascolto, che qualcosa di bello arriverà. 


giovedì 2 ottobre 2014

L'avversario - Che Castagna!


Per quel che valgono le classifiche dopo la prima di campionato, il prossimo avversario dell'Isolese è al primo posto in virtù della larga vittoria ottenuta all'esordio (4-1 sul Sampierdarena 1911).
Dobbiamo preoccuparci di questo Vecchio Castagna che verrà a farci visita nella storica prima partita sull'erba del Monte Moro? Chi ha visto la sfida tra la squadra di Quarto e la neonata "succursale" della Sampierdarenese ha parlato di una partita fin troppo facile per i gialloblu, contro un avversario giovane e ancora poco esperto. Di sicuro, nella nebbia di queste categorie in cui il "sentito dire" si sostituisce agli highlights di Sky, ci sono i risultati recenti di una società reduce da un paio d'anni di Seconda categoria e da altrettante promozioni sfiorate. Nato nel 2004 da un gruppo di reduci del Boccadasse, storico marchio finito in una fusione con la Goliardica, il Vecchio Castagna prende il nome da una delle zone alte di Quarto. Su questa squadra ha avuto modo di spendere qualche parola l'allenatore dell'Avosso Cristiano Cinacchio. Il quale, dopo averci fatto i complimenti per la partita di sabato (grazie, mister...), non ci risparmia una frecciatina-ina-ina, parlando del nostro campo "stretto e corto". D'altronde si sa che la possibilità di giocare in casa propria può suscitare un po' di (legittima) invidia...

Nella foto, la più recente tra quelle del sito ufficiale vecchiocastagna.it, una formazione di due anni fa.

lunedì 29 settembre 2014

Spogliatoio spaccato!

Paura, eh?

Calmi, state calmi. I giocatori continuano ad andare d'amore e d'accordo. Solo che, ancora una volta, l'avventuroso destino dell'Isolese ha voluto che gli atleti non si cambiassero tutti nella stessa stanza (oddio, stanza...). Lo spogliatoio che ha ospitato i biancoverdi in occasione di Avosso-Isolese era infatti costituito da due container attrezzati e messi uno di fronte all'altro. Mezza squadra di qua, mezza squadra di là, appuntamento nel cortiletto per andare tutti a fare riscaldamento. 

Era già accaduto a Novi, e in entrambi i casi non si è trattato di mobbing nei confronti della squadra ospite, ci mancherebbe. Nel primo caso il Comune aveva ridotto all'osso la disponibilità di locali per il triangolare ottimamente organizzato dalla società locale Tiger Novi; in quest'ultima occasione si è trattato di semplice gerarchia: tre partite nello stesso giorno sul campo di Sarissola; cinque spogliatoi in muratura e uno "volante"; e la meno importante delle gare era proprio Avosso-Isolese. Matematico che toccasse ai biancoverdi.

Cose che si possono sopportare, soprattutto quando a tifare c'è mezzo paese e il risultato è soddisfacente come l'1-1 finale (di Alessio Repetto il primo gol ufficiale: complimenti). E poi sabato prossimo è tutta un'altra cosa: il campo di casa, l'erba vera, i colori biancoverdi dello spogliatoio. Uno solo per tutta la squadra: che lusso! 


venerdì 26 settembre 2014

Dove eravamo rimasti


Un post scritto al volo, meno di 24 ore prima che Isola del Cantone ritorni al calcio.

Quella che vedete è la classifica della Terza Divisione 1927-28. Direttorio regionale ligure, girone C. Erano una cosa diversa, all'epoca, i campionati. Nemmeno la serie A somigliava lontanamente a quella di oggi: era un imperscrutabile accrocchio di gironi, di campionatini zonali, risolto solo in pieno luglio (se non in agosto o settembre!) da una scontatissima finale tra la vincente del Nord e quella del Sud. Figuriamoci le serie minori. La Terza Divisione era sì il terzo livello del calcio d'allora, ma anche l'ultimo; e più che all'attuale Lega Pro si potrebbe paragonare a un mischione infernale tra le attuali Prima, Seconda e Terza categoria, organizzato su base regionale.

L'Isolese (che disputava le partite casalinghe a Ronco) ha giocato in quella serie, e proprio in quella stagione, il suo unico campionato. Com'è finita lo vedete sopra: ultima in un gironcino da sette, disputato in pieno inverno e martoriato da nevicate e contrattempi vari. Due o tre avversarie hanno attraversato i decenni, altre sono state spazzate via dalla storia e dalle guerre. Non dev'essere stato facile per i ragazzi isolesi di allora - davvero giovani, e sicuramente animati dal più ingenuo e focoso spirito - portare a termine un campionato armati solo del proprio entusiasmo. Forse lo scoramento per gli scarsi risultati (ma anche l'aumento delle tasse che la Figc decretò proprio a partire dal 1928 per sbarazzarsi di troppe squadre instabili e improvvisate) fece sì che il progetto venisse abbandonato.

Oggi è diverso: le squadre, anche in Terza Categoria, si costruiscono con più criterio; le società devono avere una base economica minimamente credibile; gli allenamenti hanno un filo logico: requisiti che cerca di rispettare anche l'Isolese 2014. Che però non ha scelto a casaccio i propri colori. Il bianco e il verde sono un omaggio ai coraggiosi ragazzi di 86 anni fa, che furono costretti a lasciare a metà un discorso. Domani alle 13.15, a Busalla, lo riprendiamo.

giovedì 25 settembre 2014

L'avversario - Avosso, la società che visse due volte



La società che visse due volte. Questa, in estrema sintesi, la storia del Club Sportivo Avosso 1983, che sabato sarà la prima avversaria ufficiale dell'Isolese. Malgrado la data di nascita, infatti, l'attuale Avosso è stato rifondato nel 2010, e da allora disputa ininterrottamente il campionato di Terza categoria, nonostante si inserisca quasi sempre nei paraggi della lotta per salire in Seconda.

Una vicenda, quella dei gialloblu, non priva di momenti di gloria. Nati 31 anni fa come seconda squadra di Casella, affiancano a quella calcistica una sezione dedicata all'atletica leggera. Nel 1995, sotto la guida dell'attuale allenatore Cristiano Cinacchio, l'Avosso sale in Seconda, categoria che mantiene per 4 anni fino all'ulteriore salto in Prima. Ormai affermata realtà calcistica valligiana, nel 2004 addirittura i gialloblu centrano il passaggio in Promozione. Ma il mondo del calcio dilettantistico non ha veramente pietà per le belle favole: dopo soltanto un anno, la società si accorge di non poter reggere l'impegno economico e chiude baracca.

Il secondo tempo della storia dell'Avosso inizia nel 2010, quando Cinacchio decide di tornare in panchina (nel frattempo si era affermato come preparatore atletico dall'altra parte dello Scrivia, nella Casellese) e ridare vita alla squadra. Una promozione sfiorata al primo anno, poi tre stagioni in chiaroscuro. Desiderosa di riscatto, la squadra valligiana si presenta al via forte di un acquisto importante come Vassallo (attaccante, l'anno scorso 7 gol in Prima nel Lagaccio), arrivato insieme ai centrocampisti Di Terlizzi (Bolzanetese) e Tempesta (proveniente dal calcio a 5), e ai difensori Longo e Matteo Parodi. 

Quattro gli ex dell'Avosso nell'Isolese: si tratta di Tiddia, Lorenzo Parodi, Rizzo e Bonzi. Tutti ragazzi del paese che, come i loro fratelli maggiori, padri e nonni, sono stati costretti ad "emigrare" per poter giocare a calcio. L'Isolese è stata fondata anche perché questo non accada più.

(La foto proviene dalla pagina Facebook dell'Avosso, su cui vi invitiamo a mettere "mi piace". Hanno anche un buon sito.)

martedì 23 settembre 2014

Tante prime volte



Curiosamente, il mio legame con l'Isolese nasce da un "buco" giornalistico. Il buco lo prendi quando un altro giornale ha una notizia che tu non hai. In questo caso paradossale, la notizia ce l'aveva un giornalista che scrive sul mio stesso quotidiano e che si occupa di sport: a Isola del Cantone (il mio paese, laddove non dovrebbe - in teoria - sfuggirmi il volo di una mosca) vogliono fare una squadra e iscriversi in Terza Categoria. "Ma cosa dici, saranno cent'anni che a Isola non c'è una squadra di calcio!". 

Il mio commento era sbagliato, così come il calcolo (perché il calcio, nel mio paese, mancava da 86 anni). C'era davvero il progetto di rifondare l'Isolese. Col Monte Moro - preso in gestione diretta - come campo di casa, ché se c'è da andare a giocare a Ronco non siamo più la squadra di Isola. Col bianco e verde degli anni Venti e il tocco di poesia della seconda maglia nera, come quella del Casale che, sempre in quell'epoca, fece arrivare a Isola una muta da gioco nerostellata, su intercessione di Pietro Gabba, giocatore dell'Isolese e fratello di Eduardo, che nel Casale ci giocava da professionista (un peperino, tra l'altro: la sua pluriennale carriera nella nobile squadra piemontese finì per un cazzotto rifilato ad un avversario). La storia e il futuro: c'era tutto.

La slavina, avevo scoperto, era partita da un gruppo di ragazzi isolesi - che oggi sono il nucleo locale della squadra - e Mirco, imprenditore locale che quest'idea penso la accarezzasse da tempo. Raccontare ciò che è accaduto da allora sarebbe lunghissimo, ma penso si possa riassumere in una serie di "prime volte".

- La prima assemblea nell'ex cinema, quando si pensava ancora di partire nella stagione 2015-16;
- La prima riunione con l'allenatore Bini e le prime manifestazioni di stalking nei suoi confronti da parte del sottoscritto (d'altronde dovevo fare un comunicato stampa e mi serviva qualche dato!)
- La prima seduta di preparazione: gradoni, con gli zaini pieni di sabbia sulle spalle. Altro che Zeman;
- La prima amichevole: Pozzolese-Isolese 1-0, con la consapevolezza di avere una squadra che può dire la sua;
- Il primo gol: Manicardi, al 6' di Garbagna-Isolese 3-1, altra amichevole (a proposito di Garbagna: passeggiando sul campo prima della partita Alberto Mignone mi aveva detto: "Qui hanno dei problemi con le talpe", e io: "Gli avversari che vengono a spiare gli allenamenti?". "No, no, proprio le talpe", e mi ha indicato delle montagnette di terra sparse un po' ovunque),;
- Il primo trofeo: il triangolare Garassino, allo stadio di Novi, con un centinaio di isolesi al seguito e, contestualmente...
- La prima volta che l'Isolese ha indossato una divisa ufficiale: il secondo kit, quello nero con striscia verde e bianca.


Le prime volte che seguiranno? Neanche da dirlo: la prima partita ufficiale, sabato 27 settembre a Busalla contro L'Avosso. Ma soprattutto il 4 ottobre contro il Vecchio Castagna, in casa, proprio al Monte Moro rinnovato grazie alle iniziative del presidente Cirri e il volontariato dei dirigenti. Quel giorno il calcio isolese tornerà davvero a casa.

lunedì 22 settembre 2014

Sull'ascensore




Isola del Cantone, provincia (o città metropolitana?) di Genova. Estrema gobbetta settentrionale di quel boomerang stilizzato che è la regione Liguria. Un paese che per 86 anni ha placidamente continuato ad esistere nonostante non avesse una squadra di calcio. Un gruppo di sognatori, un bel giorno, quella squadra la rifonda e la iscrive alla Terza Categoria, il livello base del calcio ufficiale. Quello che - in teoria, purissima teoria - attraverso il suo sistema di promozioni e retrocessioni può portare ogni squadra fino all'attico della serie A. Il sogno americano tradotto in sport, e pazienza se tutto questo capita ogni cento anni al
Chievo di turno.

Ad una settimana dall'inizio del primo campionato della nuova Isolese, apro questo blog per raccontarvi da osservatore interno le avventure di una società di calcio appena nata. Partite, curiosità, vicende umane, goliardie, sfuriate, delusioni, freddo, muscoli tirati, palloni svirgolati, gioie, noie. Con ironia e rispetto allo stesso tempo. Perché il calcio è un gioco e come tale va trattato, ma non per questo è privo dei suoi limiti sacri. Come la porta dello spogliatoio: lì davanti, per forza, si fermerà il racconto di "Bianco & Verde". Buona lettura.